Viaggio in Italia/1: il mio coffee ride con Marcello

Mi chiamo Mikkel, sono danese e sono un fotografo, un blogger ma soprattutto un ciclista amatore. Tanto appassionato che, 3 anni fa, ho voluto fondare un’agenzia viaggi orientata alle vacanze ciclistiche e l’ho chiamata Optour. Quando pedalo vesto rigorosamente abbigliamento Marcello Bergamo, perchè è presso questa azienda italiana a conduzione familiare che ho fatto produrre il kit Optour. Questa collaborazione mi ha portato in Italia alla sede di MB, dove Marcello Bergamo in persona mi ha invitato, prima della nostra riunione di lavoro, a unirmi al loro Coffee Ride, una pedalata tra amici. Arrivo alle 8 a Castano Primo e il paese sembra ancora addormentato, come se volesse riposare ancora un paio d’ore. Sono impaziente di incontrare i nuovi amici italiani, ma prima mi concedo il tempo per gustare appieno il mio espresso.

Quindi m’incammino verso lo stabilimento, che si trova appena fuori il centro abitato. Vado veloce, tanto da essere là ben trenta minuti prima del previsto. Ma il negozio sta per aprire e il sorriso di Fiorenza, moglie di Marcello Bergamo, che si prepara a un nuovo giorno, subito esprime il calore dell’accoglienza più gradevole. Fiorenza apre il negozio, mentre già stanno arrivando nel parcheggio i primi ciclisti. Visto che non conosco l’italiano, lei mi parla in francese e mi spiega che la pedalata in programma promette bene, perché tutti sono motivati e carichi di entusiasmo. Arrivano tutti e ci prepariamo in fretta, ma qualcosa non va… È il colore delle mie calze, è inappropriato. Dopo tutto sono qui anche per portare a casa delle belle immagini e ci tengo al mio look! Ma nessun problema, ho a disposizione l’intero “store” per trovare le calze perfette e la ricerca dura molto poco.

Mi guardo intorno e mi accorgo che sono il più giovane del gruppo! Le gambe muscolose evidenziano i meriti di chi ha dedicato più tempo al proprio allenamento . Ed è Fiorenza che esprime scherzando apprezzamento per la tonicità dei miei muscoli. La compagnia è pronta, siamo cinque e il più giovane dopo di me ha 60 anni e il più maturo 70. Immagino che avrò modo di divertirmi e già pregusto la sosta ristoratrice del secondo caffè della giornata.

I miei compagni partono subito veloci e rimango sorpreso dal ritmo con cui stiamo già pedalando. Passiamo dalla piazza di Castano Primo alla velocità di 28 km/h e la gente ci saluta: “Ciao Marcello come va?”… sembra che qui tutti si conoscano, ma rispondere andando così di fretta è impossibile. Non c’è tempo di parlare. Siamo diretti verso Arona e nel primo tratto del percorso attraversiamo borghi e piccoli centri abitati, percorriamo sentieri che corrono lungo il fiume che ci guida verso il Lago Maggiore. C’è sempre uno del gruppo in testa che tira. Superarlo per scattare foto è un’impresa ardua.

Durante il viaggio ci fermiamo spesso e i miei compagni mi mostrano scorci suggestivi così che possa immortalare i migliori panorami. Mi riempio gli occhi e scatto le immagini, ma mi carico anche di emozioni indimenticabili. Dopo 50 km, finalmente, appare la cittadina di Arona, adagiata sulle sponde del lago e sovrastata dalla Rocca di Angera con il suo castello di origine medievale. Serve una foto di gruppo e si accende la discussione sul punto più adatto. Ma alla fine decide Marcello, perché è “Il Capitano” e perché ha le gambe più muscolose e grandi. La foto si fa al porto di Arona con il cartello che fa da sfondo.

Beviamo il caffè sulla cima di Massino Visconti, una salita che Marcello fa da quando era giovane. Marcello ama quella salita di 3,9 km, con un dislivello di 457 mt, l’ha fatta da giovane, da professionista e ora. È quella che da Massino Visconti sale sul monte San Salvatore, un rilievo di quasi 800 m. che sovrasta il paese. Marcello vi sale ancora un paio di volte la settimana: sono 50 anni che è in sella, ci sarà passato più di 500 volte!
La salita comincia fuori Arona precisamente a Lesa con una splendida vista sul Lago Maggiore. Ma la sfida non dichiarata è già in corso, il gruppo si spezza. Marcello e suo fratello minore impostano un ritmo veloce fin dall’inizio e ci si ferma al cartello, chi si credeva il più forte arriva terzo. Ovvio che al bar si discuta e le parole “primo, secondo terzo” rimbalzano… sono parole che hanno accompagnato tutto il nostro viaggio. La competizione è sempre viva.

Un piccolo bar in cima alla salita si presenta come un piccolo museo del ciclismo, sulle pareti gialle brillano medaglie, coppe e foto originali di memorie d’epoca. I baristi sono gioviali e robusti e guardo con interesse il centro del locale, dove tavolo e sedie sembrano aspettare gli avventori, esattamente cinque persone. Ma no… un espresso va bevuto in piedi e velocemente: questi ragazzi hanno circa settant’anni ma hanno molta fretta di tornare in sella. Non c’è tempo per rilassarsi e neppure per togliere il casco.
Arrivano gli ultimi due, ma gli altri sono di nuovo fuori e pronti a pedalare… dobbiamo muoverci.

Questi ciclisti non più giovanissimi sono una vera sorpresa: si ritorna verso la fabbrica a un ritmo che non avrei immaginato. Passiamo per sentieri nel bosco, per piccole strade e paesini, io mantengo il ritmo e continuo a ruota seguendo il gruppo senza pensare al percorso.

Saluto il gruppo di nuovi amici a pochi km dalla fabbrica e il mio Garmin svela che ho corso a una media di circa 30 km/h, sono felicemente sorpreso. Mai avrei immaginato un ritmo di questo tipo per una pedalata con ragazzi che hanno quasi il doppio della mia età! Ma Marcello e gli altri hanno dato gas fin dall’inizio. Peccato non capire l’italiano, perché la loro è stata una pedalata piena di racconti di cui avrei voluto godere anch’io. Un’atmosfera divertente, serena, anche goliardica… decisamente contagiosa! Primo, secondo, terzo, la gara non finisce mai. Per ora mi fermo qui e ammiro i miei calzini nuovi…

Foto e testi: Mikkel Würtz

CARRELLO